SONO 4 LE MANI, LE NOSTRE, CHE STROFINANO I GESSETTI, NE SPALMANO LE POLVERI FINO A COPRIRE DEL RUVIDO ASFALTO OGNI PORO; TANTI GLI OCCHI CHE OSSERVANO, CERCANO, SI ACCENDONO. UN SOLO COLPO DI VENTO, INFINE, BASTA PERCHÉ TUTTO SVANISCA E ALTROVE RICOMPAIA…

4 hands caressing the asphalt to make of the rough pavement a smouth DREAM ,surrouded by houndreds of eyes..
with a puff of the wind all goes,to rejoice somewhere else,one day!


venerdì 7 dicembre 2007

sogno e son desto (trattatello di filosofia SPICCIOla)


Andare a far madonne lo si inizia a fare solo se si ha realmente bisogno, di denaro in primo luogo, denaro "sonante" e da intascare subito (e, naturalmente, non si abbia confidenza con attività criminose). Parlavo, un po di tempo fa, con un amico che mi diceva di come avesse sempre ardentemente desiderato cimentarsi nella pittura di strada poichè era affascinato da questa forma di espressione e, probabilmente, dalla figura stessa del madonnaro. Ed io certo non voglio negare un tale fascino che ha conquistato anche me; anche oggi che pratico questo mestiere da qualche anno, se penso al madonnaro non penso alle dita nere, corrose e doloranti, alle cartacce, alle gomme da masticare o ai noccioli d'olive che ti ritrovi tra i piedi, al calore insopportabile dei corpi che ti attorniano e ti strisciano al fianco nelle sere bollenti d'estate; non penso a tutto questo ma ad una figura solitaria e assorta, che compone solo i frammenti di un sogno.
Tuttavia questo fascino non basta ad indurre un pittore a scendere in strada vestito di stracci, ad occupare un pezzo di spazio, a mettersi in gioco e a nudo dinanzi al giudizio altrui. Per iniziare devi avere anche bisogno e questo al mio amico mancava ed è per questo che, nonostante tutto, non farà mai, nemmeno per un giorno, il madonnaro.
Mentre dipingo, però, per fortuna, non sempre ci penso, al denaro, poichè sono assorto, in prevalenza, da problemi di carattere squisitamente tecnico o pratico, cerco di conferire la giusta espressione ad ogni personaggio e mentre la rappresento la vivo, me la sento stampata in volto.
Mentre dipingo quasi mai penso alla mia immagine ed a come appaio; sono altro da me, sono la figura ripescata da un antico mazzo di carte.

La gente, che si ferma a guardare o che esemplicemente passa, usa lasciare in terra uno spiccio; alcuni lo lasciano all'artista, altri per suo tramite al santo. Questo gesto (il lancio della moneta che spesso viene indirizzata direttamente in terra, sul tappeto di gesso, piuttosto che nel cestino) non è mai elemosina, corrisponde invece ad una offerta, è un atto spontaneo, vero e perciò oramai inconsueto. Con uno spiccio, per quanto pesante possa essere, non si compra nulla, non si chiede nulla. Lo spiccio spesso cade alle spalle del madonnaro e non causa reazioni, talvolta nemmeno uno scambio di sguardi. Il suo essere offerto manifesta invece il piacere, il favore e il desiderio che il personaggio torni ancora e con lui, ancora, abbia luogo la rappresentazione di cui è parte.
Il lancio della moneta è un gesto rituale che chiede alla bellezza di rinnovarsi e non abbandonarci.
Le persone in questo modo non solo permettono al "madonnaro", come ente generico e non specifico, di esistere, ma si prendono, anche, cura di sè nonchè della società e della cultura a cui sentono di appartenere. Non è un caso, infatti, che i genitori, oggi, sempre più spesso, non trovino le parole per spiegare la detta offerta ai propri figli.

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